LA DONNA CHE AVEVA DIMENTICATO SE STESSA
Serena Bottero
2/15/20253 min read


C’era una volta una donna che aveva dimenticato sé stessa, non sapeva quando fosse successo di preciso, ma ricordava che un tempo si sentiva viva, piena di sogni, di desideri, di luce.
Poi, giorno dopo giorno, aveva iniziato a spegnersi.
Non era stata una scelta consapevole.
Era accaduto mentre cercava di essere all’altezza di tutto, di essere la figlia che non delude, la madre che non sbaglia, la compagna sempre presente, l’amica che sa ascoltare.
Per ogni sorriso che regalava, per ogni problema che risolveva, lasciava indietro un pezzo di sé, un desiderio non ascoltato, un bisogno messo da parte, una stanchezza che non osava ammettere.
A volte si guardava allo specchio e vedeva una sconosciuta, c'’erano giorni in cui avrebbe voluto piangere, ma non aveva tempo, giorni in cui sentiva un vuoto inspiegabile, come se qualcosa dentro di lei stesse cercando di parlarle, ma lei non sapeva più ascoltare.
Poi un giorno accadde qualcosa...
Era in una città sconosciuta, camminava senza una meta precisa, era una giornata come tante, ma dentro di lei si sentiva diversa, più stanca del solito, più vicina al limite.
Vide una piccola libreria con una vetrina piena di specchi antichi, si fermò, attratta da qualcosa che non sapeva spiegare.
Uno degli specchi era più piccolo degli altri, ma il suo riflesso la colpì, c’era qualcosa di familiare in quel volto, qualcosa che aveva dimenticato, entrò senza pensarci troppo e prese tra le mani un vecchio libro con una copertina consunta, lo aprì e lesse una frase che la fece tremare:
"Se oggi incontrassi te stessa, sapresti riconoscerti?"
Il cuore le si fermò, sentì un nodo stringerle la gola, perché quella domanda la colpiva così tanto?
Tornata a casa, fece qualcosa che non aveva mai fatto prima, spense il telefono, chiuse la porta, si sedette davanti allo specchio e si guardò... non per giudicare, non per cercare rughe o difetti solo per vedere chi era.
All’inizio fu difficile, voleva distogliere lo sguardo, voleva scappare , ma poi, nel silenzio, accadde qualcosa.
Gli occhi davanti a lei cambiarono, dentro di essi vide una bambina che un tempo credeva nei sogni, vide un’adolescente piena di passioni mai esplorate, vide una donna che aveva amato, che aveva dato, che aveva resistito a tutto, vide se stessa, e si rese conto di non averla mai guardata davvero.
Fu in quel momento che sentì una voce, non forte, non estranea:
"Sono qui. Ti stavo aspettando."
Era la sua.
Quella notte sognò un giardino, un luogo che sembrava familiare, anche se non sapeva perché, c'era una fontana al centro, e nell’acqua vide il suo volto riflesso, ma questa volta, qualcosa era diverso, i suoi occhi brillavano.
Da quel giorno, non fu più la stessa, non cambiò tutto in un istante, non rivoluzionò la sua vita, ma ogni mattina, prima di iniziare la giornata, si guardava negli occhi, ogni volta che si sentiva stanca, si fermava, ogni volta che il mondo le chiedeva troppo, si ricordava che non doveva perdersi di nuovo.
E imparò una verità semplice, ma potente:
L’amore per sé stesse non è un colpo di fulmine, è un ritorno a casa.
Il potere delle storie medicina
Le storie non sono solo racconti, sono chiavi che aprono porte dentro di noi, specchi in cui possiamo riconoscerci, mappe che ci indicano una strada. Esistono storie che parlano alla mente e storie che parlano all’anima. Le storie medicina sono quelle che guariscono senza imporre, che trasformano senza spiegare, che lavorano nel profondo semplicemente perché vengono ascoltate.
Non hanno bisogno di dire cosa fare, semplicemente risvegliano ciò che dentro di noi già sa.
Forse leggendo questa storia hai sentito qualcosa smuoversi dentro di te, forse hai riconosciuto la fatica di questa donna, o la sua rinascita, se è così, prenditi un momento per ascoltare cosa vuole dirti.
E se senti che potrebbe toccare il cuore di un’altra donna, condividila, perché a volte, tutto ciò di cui abbiamo bisogno è una storia che ci ricordi chi siamo.
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